VASTO «È scandaloso che, dopo anni, non esista ancora una cabina di regia per fronteggiare la carenza d'acqua. Nonostante i proclami e le riunioni, alle quali il sindaco di Vasto non viene invitato a partecipare, l'emergenza idrica resta drammatica».
Ha tuonato così, nel corso di una conferenza stampa, il sindaco Luciano Lapenna, che ieri ha notificato un'ordinanza al Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale del Vastese e al Coniv, la società che gestisce, quale concessionario del Coasiv, gli impianti e le reti di fognatura, depurazione e acquedotto consortili, ordinanza con cui impone il riutilizzo delle acque reflue per uso industriale, pur in assenza di tutte le necessarie autorizzazioni. Come si ricorderà, il 10 agosto, presso la sede del Coasiv, l'assessore regionale alla Politiche agricole, Mauro Febbo, presentò un sistema di riuso dell'acqua proveniente dal depuratore di Montenero di Bisaccia che, opportunamente trattata, avrebbe dovuto essere rimessa in circolo quale fluido di raffreddamento dei forni della Pilkington, la grande azienda vetraria ubicata nella zona industriale di San Salvo.
«Da oggi è possibile generare una consistente quota di risorsa idrica aggiuntiva, ovviamente avente qualità e possibilità di uso più ridotte rispetto all'acqua derivata e trattata dal fiume Trigno», ebbe a dire Febbo, precisando che l'intervento avrebbe consentito una dotazione idrica aggiuntiva di circa 70 litri al secondo. Così finora non è stato, perché mancano tutte le necessarie autorizzazioni.
Ora, con l'ordinanza del sindaco Lapenna, nonostante il no della Provincia di Campobasso, Coasiv e Coniv saranno obbligati a dirottare l'acqua proveniente dall'impianto di Montenero di Bisaccia verso le industrie di Piana Sant'Angelo, la Pilkington in particolare. A supportare l'iniziativa del primo cittadino di Vasto, assunta dopo due incontri svoltisi in Prefettura su richiesta dello stesso sindaco, ci sono i colleghi di San Salvo e Montenero.
«Il sistema idrico è andato in crisi con la riapertura delle aziende - ha spiegato Lapenna -, l'esaurimento delle scorte a disposizione di Sasi e Coniv, la cattiva gestione dell'acqua proveniente dalla diga di Chiauci. Acqua che, in un momento così difficile, è stata utilizzata, nella misura di 400 litri al secondo, per irrigare i campi quando si rischia l'emergenza sanitaria nelle città. Avevo chiesto agli enti preposti di permettere la captazione di acqua dal Trigno non rispettando il minimo vitale per il fiume, 200 litri al secondo. Non è stato possibile. A questo punto, mi sono assunto tutte le responsabilità e ho firmato l'ordinanza. In caso contrario avrei dovuto far chiudere i rubinetti».
Ma la carenza idrica non è la sola emergenza. «Abbiamo depuratori concepiti per una città di 27mila abitanti - ha aggiunto Lapenna -, non di ben oltre 40mila. I problemi fognari sono all'ordine del giorno. Altro che Bandiera Blu se scoppiano i depuratori!».
Paola Cerella
pubblicato oggi su "Il Tempo"
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